20100707

Imperfetto

Mi hanno chiesto di scrivere una storia. Non sono abituata, più probabilmente non ne sono capace. Forse non ne ho mai sentito il bisogno. Mi vengono in mente solo tre personaggi: tu, un fantasma, io.
Tu. Tu sei un uomo. Vivi nel tempo, in una parentesi che dall’infinito inizia e termina. Ti affacci al mondo e poi un giorno, così come sei venuto, te ne vai. Tutto accade lungo un unico e inconoscibile filo di mistero. Sei un infinitesimo. In questo minuscolo tempo di terra non ti è concesso di cambiare ciò che è accaduto. In più, non sai fare a meno degli specchi e della memoria. Di qui nostalgie, rimpianti, sensi di colpa. E anche buona parte del tuo dolore.
Il fantasma. È lui. Il fantasma della perfezione. Regna nel tuo limite, nella tua incompiutezza, nei tuoi confini. Su quel filo, il suo gioco è una sottile, pericolosa acrobazia. La sua voce ti insegue da sempre. I suoi occhi ti scrutano da ogni specchio. Ossessione o illusione, non dargli troppo ascolto. Non prestargli il tuo sguardo.
Io. Io sono l’imperfezione. Sono la tua cifra. Sono l’essenza del tuo essere. Sono la tua frontiera. Sono muro oltre il quale non c’è confine. Sono fessura da cui filtra l’ignoto. Sono la tua commossa piccolezza. Io sono ciò che ti fa uomo. Se mi ami, amerai te stesso e avrai pace. Tu solo - se lo vuoi - puoi abbracciare, liberato, il senso perfetto del tuo imperfetto andare.
E la storia dov’è? Io non posso proprio, non riesco. È la tua: scrivila tu.